08/02/15
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Grassi e colesterolo nelle mummie. Anche gli egizi avevano l’ateriosclerosi
di Maria Rita Montebelli

Una
ricerca ha ritrovato tracce della malattia nelle arterie dei faraoni.
Per farlo gli studiosi hanno passato ai raggi X ventidue mummie, scelte
tra quelle in migliore stato di conservazione tra le oltre 300 presenti
al museo de Il Cairo

ORLANDO - I mac-hamburger di certo non li avevano ancora inventati. E neppure le sigarette, i grassi ‘trans’ e lo stress. Eppure anche gli antichi egizi avevano le arterie indurite dal calcio e dal colesterolo.
Anche all’età di 40 anni. L’aterosclerosi non sarebbe dunque
un’esclusiva dei giorni nostri. E lo dimostra un singolare studio
condotto in collaborazione da un gruppo di ricercatori di Kansas City e
de Il Cairo.

"Ero in visita al museo di antichità egiziane de
Il Cairo – ricorda Randall Thompson, professore di medicina al Mid
America Heart Institute di Kansas City – quando mi è caduto lo sguardo
sulla targhetta del faraone Merenptah ( 1213-1203 a.C.) che spiegava
come, morto a 60 anni, il faraone soffrisse di aterosclerosi (una forma particolare di arteriosclerosi)
artrite e problemi dentali. Fare diagnosi di ossa deformate
dall’artrite o di denti guasti su una mummia non sembrava una cosa
impossibile; ma come avevano fatto a stabilire la presenza
dell’aterosclerosi? Detto fatto abbiamo preso contatto con Abdelhalium
Nureldin, preside della Facoltà di archeologia dell’Università de Il
Cairo e abbiamo impostato la nostra ricerca".

Con
pazienza certosina, i ricercatori americani hanno passato ai raggi X
3.500 anni di storia, ovvero ventidue mummie, scelte tra quelle in
migliore stato di conservazione tra le oltre 300 presenti al museo de
Il Cairo.
La più ‘anziana’ era del 1981 a.C.; la mascotte del
gruppo, del 364 d.C. Lo studio è stato effettuato con una TAC
trasportata da uno speciale TIR, che è rimasto parcheggiato dietro il
museo per tutta la durata dello studio. In qualche mummia, è stato
trovato il cuore in perfetto stato di conservazione ed è stato quasi
come fare una TAC coronarica multislice ad un paziente ‘vero’; in altri
casi i ricercatori si sono accontentati di fare il censimento delle
placche calcifiche nelle arterie dei vari distretti corporei, dal
cervello , alle arterie delle gambe. Delle mummie passate ai raggi X si
sa che appartenevano tutte ad un elevato ceto sociale; almeno 16 di
queste, sia donne che uomini, presentavano segni di aterosclerosi; e
per due di loro la morte era giunta a meno di 45 anni.

La
prima vittima dell’aterosclerosi dell’antico Egitto, documentata da
questo studio TAC, è una donna, vissuta per una quantina d’anni intorno
1530 a.C.
(300 anni prima di Mosè e un paio di secoli prima di
Tutankhamon). Si chiamava Rai ed era la ‘tata’ della Regina Ahmose
Nefertiti. "Sono dati congruenti con quanto si legge sul papiro di
Ebers – prosegue Thompson - e cioè che alcune persone dell’antico
Egitto mostravano sintomi come dolore al petto e affanno, una delle
prime descrizioni di coronaropatia della storia".

Rimane ancora un mistero di come la gente potesse rimanere vittima così giovane dell’aterosclerosi. Forse
anche gli antichi egizi soffrivano di ipertensione (per la
conservazione dei cibi veniva impiegato molto sale) e forse indulgevano
un po’ troppo nelle carni ricche di grassi (anatre e papere);
l’attività fisica poi non doveva essere la regola per chi apparteneva
ad un elevato ceto sociale
. "Di certo – conclude Thompson – la
lezione che ci viene dal passato è che forse dovremmo cominciare a
guardare oltre i fattori di rischio tradizionali per comprendere a
fondo l’aterosclerosi. Ipertensione, colesterolo e obesità, sono solo
una parte della spiegazione. Resta ancora tanto da scoprire"

(Novembre 19, 2009)

Fonte





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